giovedì 28 gennaio 2016

La Meditazione Cristiana

-Prima parte-







La meditazione cristiana differisce da quelle di matrice orientale perché non è esclusivamente incentrata sull’esercizio della consapevolezza e della “testimonianza” del momento presente. Essa si avvale dell’immaginazione attiva per rievocare attraverso la ricostruzione immaginativa gli episodi della vita di Gesù Cristo e contattare le figure simboliche in essi contenute. Scopo della via cristiana non è tanto o non solo sviluppare al massimo il Testimone, ovvero la capacità di identificarsi con la pura presenza consapevole e non fenomenica che sottende a ogni nostra percezione; essa mira a fare qualcosa di più: trasformare l’apparato psicofisico del meditante, il corpo, la mente e l’emotività di quest’ultimo, in un vaso che possa essere colmato della presenza dell’energia Cristica; si tratta cioè di fare del proprio corpo , come suggerisce l’apostolo Paolo, «il tempio dello Spirito di Dio». L’atleta dello spirito ambisce in questo senso all’Imitatio Christi, ovvero a divenire egli stesso un veicolo fisico della presenza divina come fece Gesù Cristo. Per questo per il meditante non basta elevare il suo grado di consapevolezza, esercizio comunque indispensabile; egli deve altresì invocare la presenza del Cristo, chiamare a sé lo Spirito per esserne permeato, e far agire dentro di sé questa energia e il suo potere trasformativo affinché lo conducano alla progressiva “morte” della personalità terrena e alla rinascita nell’identificazione con la parte più profonda del Sé, il Cuore, dimora del Cristo interiore. Lo scopo di questo processo trasformativo (processo alchemico a tutti gli effetti) è ben definito dalle parole di Paolo in Galati 2, 20: 

«Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.»

Questa trasformazione interiore può essere attivata e condotta solo tramite l’accesso a quelle figure archetipiche rappresentate dagli episodi della vita del Cristo. In ciò tale pratica non ha nulla a che vedere con la triviale “credenza”, intesa come assenso al contenuto dei Vangeli in quanto verità storica. Il potere trasformativo di un simbolo lavora sull’intuizione profonda che pertiene alla sfera dell’inconscio, sorgente stessa dei significati che informano la psiche individuale; ciò non ha nulla a che vedere con ciò che crede di sapere la ragione, facoltà infinitamente superficiale e impotente di fronte ai processi oggettivi e dalla dirompenza tellurica che gli archetipi possono generare nell’inconscio. Come mostrò lo stesso Jung, il processo di morte alla vecchia personalità e la conseguente rinascita in uno stato di coscienza superiore è una trasformazione oggettiva la cui possibilità è latente nell’inconscio di ogni essere umano. Gli episodi inerenti la vita del Cristo rappresentano oggettivamente simboli dalla portata archetipica in grado di parlare direttamente all’inconscio e di attivare il processo interiore di cristificazione: ciò non è alcunché di astratto, bensì un evento psicologico positivo, di cui ognuno, con la dovuta e perseverante preparazione può fare esperienza. Scriveva il grande psichiatra Assagioli che:

«I simboli sono accumulatori, catalizzatori e trasformatori di energia psicofisica…»

Il senso mistico, ovvero interiore delle Scritture parla sempre di eventi interiori di natura empirica e dunque non ha nulla a che vedere con la fede religiosa comunemente intesa.
La meditazione cristiana, avvalendosi dell’immaginazione evoca immagini relative agli episodi più importanti nella vita del Cristo, episodi in grado produrre simbologie archetipiche; in tal modo, l’esercizio dell’attenzione protratto nei confronti delle immagini così evocate e dunque della simbologia retrostante, va ad attivare reali movimenti di raccoglimento e conversione dell’energia psicofisica. Si tratta di attuare un concreto processo “termoelettrico”: l’energia dell’apparato psicofisico viene convogliata, sublimata e portata a un livello energetico più elevato corrispondente a uno stato di coscienza di apertura alla Verità dell’Amore Incondizionato insegnato nei Vangeli. Questa Verità e questo Amore non sono concetti, ma la reale struttura dell’essere di tutte le cose. Dio –scrivono gli evangelisti – è amore, e il suo Regno è ovunque, intorno a noi. Il processo di trasformazione del nostro livello energetico porta dunque a quello stato di coscienza in cui, grazie all’apertura del cuore, è possibile scorgere la presenza di Dio, ovvero del suo onnipotente Amore, in tutte le cose create. Questo è ciò che intende la celebre “beatitudine”, per cui sono «beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). La meditatio ha lo scopo di portare il meditante, attraverso un processo di trasformazione, purificazione e sublimazione della sua energia psicofisica in quello stato di rinnovata purezza di cuore che è l’obiettivo dell’insegnamento evangelico e che sfocia nella contemplatio, nella contemplazione, ovvero nella visione di Dio per esperienza diretta.

Più precisamente, la meditazione cristiana è un processo che si suole dividere in quattro fasi distinte:

-La lectio: ovvero la lettura del passo delle Scritture su cui si è scelto di meditare, e la sua rappresentazione interiore per mezzo dell’immaginazione.
-La meditatio: la meditazione. Una riflessione per mezzo dell’intelletto che aiuta a penetrare specifici aspetti della scena appena letta. Tale riflessione non vuole avere natura propriamente speculativa o teologica, ma serve a soffermarsi con maggior cura sui dettagli della scena affinché le emozioni di gioia, perdono e compassione che essa suscita divampino con maggior forza nel nostro animo.
-L’oratio: ovvero la preghiera. Una volta che il nostro cuore si è infiammato a causa della forza evocativa di quanto abbiamo letto e meditato, ci raccogliamo interiormente e recitando alcune preghiere, o con la sola intenzione, chiediamo al Signore di ravvivare in noi la fiamma che si è così accesa. Chiediamo che l’Amore divino di cui stiamo facendo esperienza cresca al centro del nostro essere e possa permanervi stabile il più a lungo possibile, vincendo i moti disordinati della nostra natura inferiore che sempre tornano a distrarci.
-La contemplatio: ossia la contemplazione. Il risultato ultimo è il reale ingresso in uno stato di coscienza superiore, dove la fiamma d’amore accesasi nel cuore del meditante permette finalmente di vedere la realtà con gli occhi di tale amore puro, inesauribile, incondizionato. Allora tutto appare come testimonianza di questo amore, ed essendo Dio stesso tale amore, noi giungiamo così alla contemplazione di Dio, alla visione diretta della divinità.


Nella seconda parte del post svolgeremo insieme un esempio di meditazione a partire da un passo dei Vangeli…
--------------------------------------------------------
Per partecipare al prossimo incontro dei Corsi di Lavoro su di Sé per mezzo dei Vangeli,
scrivetemi a: alessandro.baccaglini@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento