martedì 19 gennaio 2016

I Vangeli: alle origini del Lavoro su di Sé

Avendo iniziato da qualche mese a tenere insieme alla mia collega Linda Molin corsi e seminari dedicati ai Vangeli, intesi come manuale di lavoro su di sé, ho potuto notare una cosa interessante. Tutte e dico tutte le persone che hanno avuto modo di frequentare una o due di queste lezioni si sono innamorate definitivamente del messaggio evangelico e della pratica di vita sia esteriore che interiore cui esso fa riferimento. Accade però che chi non ha ancora avuto la possibilità di frequentare, e dunque di toccare con mano di cosa trattino veramente i nostri corsi, mostri di essere spesso prevenuto e di non riuscire a farsi un’idea chiara riguardo a ciò che lo aspetta. Se le nostre attività si chiamassero “Yoga”, “Meditazione trascendentale”, “Corso di Risveglio”, “Medicina alternativa” e così via, non ci sarebbero problemi. Questi brand, si sono imposti da tempo sulla scena del “supermercato” spirituale; i “consumatori”, è noto, si sentono rassicurati dai prodotti che espongono marchi già noti. Quando invece vedono un titolo nuovo, e che in più contiene la parola “Vangelo”, arretrano alla stregua di antilopi sospettose. Finché non hanno modo di provare di persona, non comprendono di cosa tratti un corso dedicato al testo cardine della cultura occidentale; soprattutto, il loro inconscio traumatizzato rievoca tragici eventi del passato: l’aver dovuto, bambini, accompagnare la nonna a messa; l’essersi sentiti dire, sulle soglie dell’adolescenza, che Gesù li avrebbe scrutati dall’alto dei cieli con aria contrariata durante le loro sessioni di autoerotismo.
Scherzi a parte…
Questo post ha lo scopo di spiegare a chi ancora non ci conosce cos’è un corso di lavoro su di sé basato sui Vangeli; perché ciò non ha nulla a che vedere con una lettura dogmatica e moralistica di questi ultimi; perché se siete interessati alla spiritualità, all’evoluzione personale, alla crescita interiore o come cavolo volete chiamarla, non potete fare a meno di conoscere i Vangeli.
Partirò dall’ultimo punto.


Perché è necessario conoscere i Vangeli?

Semplice. Perché qualunque pratica di lavoro su di sé o di auto-miglioramento attualmente conosciuta in occidente ha origine dagli insegnamenti contenuti nei Vangeli o trova in essi il suo compimento. Dalla psicanalisi alla meditazione; dalle terapie essene alla gurdjieffiana Quarta Via; dal Reality Transurfing ai manuali in stile americano su come diventare seduttori perfetti, investitori di successo, leader-di-se-stessi, eccetera, passando per il filone The Secret e la miracolosa (!) Legge dell’Attrazione. Tutto ciò che tali manuali, pratiche, discipline possono insegnarvi è racchiuso nei versetti dei Vangeli. Se imparerete a leggere e interpretare correttamente il Nuovo Testamento, scoprirete che grazie a un testo che potete acquistare per il costo di un euro e cinquanta centesimi, potete comprendere nel modo più chiaro, autentico e approfondito tutti i principi essenziali relativi all’evoluzione della coscienza e alla struttura metafisica del mondo. Scoprirete che in poche e apparentemente enigmatiche frasi di Gesù di Nazareth sono racchiuse verità sull’essere umano che a stento volumi e volumi di psicologia o di esoterismo saprebbero riassumere in modo tanto perfetto e sintetico. Se imparerete a trascendere il significato letterale e in apparenza morale dell’insegnamento dei Vangeli avrete accesso diretto a tutta la conoscenza di cui avete bisogno per realizzarvi interiormente, e non solo. Sarete finalmente liberi dal dover inseguire il relatore di turno, l’ennesima corrente spirituale, l’ultima meditazione alla moda. Un ultimo motivo per cui è essenziale fare riferimento ai Vangeli è che essi propongono una Via per la realizzazione spirituale adatta all’uomo occidentale. Come spiegherò più avanti, le Vie Orientali che in passato hanno avuto tanto successo, oscurando la nostra propria tradizione spirituale, predicano un distacco dalla vita materiale e dalle sue esigenze che finisce con l’essere inconciliabile con lo stile di vita occidentale. La Via Evangelica al contrario è una via che sposa vita spirituale e vita terrena e pertanto permette di portare la crescita interiore in tutti gli aspetti più mondani e “carnali” dell’ esistenza.

Perché il senso ultimo dei Vangeli non ha nulla a che vedere con un insieme di precetti morali o con l’affermazione di verità dogmatiche?

Se si è in grado di leggere correttamente i Vangeli è possibile incontrarne il senso mistico o spirituale. Al livello più profondo – e ciò non è rinnegato nemmeno dai teologi della tradizione cattolica- le Scritture non descrivono più fatti storici o indicazioni morali, magari sottese dalla minaccia di eventuali punizioni ultra-terrene. Essi descrivono nel modo più semplice la struttura oggettiva dell’essere e della coscienza. A questo livello ogni affermazione di Gesù e ogni episodio riportato nei Vangeli, ha la valenza di un enunciato matematico, di una legge di fisica che descrive il mondo per come è realmente. Comprendiamo infine che Gesù non consiglia, non ammonisce, non minaccia, ma si limita a descrivere. Prendiamo ad esempio l’affermazione: «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» - (Mt 6, 14-15). Gesù non dice, come potrebbe apparire, che per qualche capriccio di un Dio dispotico noi siamo obbligati a perdonare chi ci ha fatto del male, altrimenti saremo puniti come bambini disobbedienti. Egli sta solo enunciando una legge della coscienza: se io continuo a provare rabbia, cioè se non perdono, questa rabbia mi impedirà di percepire la bellezza e l’amore che l’esistenza (nel linguaggio evangelico: il Padre) mi riserva. Guarda caso, è esattamente ciò che afferma la Legge dell’Attrazione: la qualità della mia vita e la possibilità di ottenere ciò che voglio dipendono dal mio stato interiore.
Un altro esempio. La grande discussione tra credenti, atei, scettici e “dietrologisti” della storia di vario tipo (oggi le persone hanno davvero troppo tempo libero!) verte di solito sull’effettiva verità degli eventi riportati nei Vangeli. Gesù è realmente esistito? Era chi diceva di essere? Davvero è morto sulla croce ed è risorto il terzo giorno?
La vera risposta è: chi se ne frega! Perché se mi accorgo che la morte in croce di Gesù e la sua resurrezione è un simbolo che mi permette di accedere a un processo di trasformazione interiore; se comprendo che tale processo altro non è se non la dis-identificazione dai limiti della mia personalità (morte) e la conseguente realizzazione del Sé, ovvero dell’integrità psichica originaria (resurrezione); se comprendo che i Vangeli contengono le istruzioni esatte su come svolgere, passo dopo passo, questo processo; bene, ecco che allora la questione della loro verità storica perde di senso. Semplicemente essi descrivono un processo di guarigione interiore oggettivo, di cui posso fare esperienza concreta.

Cos’è un corso di Lavoro su di Sé basato sui Vangeli?

In pratica abbiamo già risposto. I Vangeli descrivono per mezzo di figure simboliche un processo di trasformazione e di guarigione interiore e in più forniscono le indicazioni pratiche che è necessario attuare per iniziare e portare a termine tale processo.
Nell’ambito delle nostre lezioni dunque lavoriamo a due livelli: da un lato forniamo le chiavi di lettura per estrapolare il senso profondo dei versetti evangelici e ricavarne una comprensione sul piano concettuale del lavoro che deve essere svolto. Dall’altro mostriamo quali sono le indicazioni pratiche in cui il lavoro consiste e le trasponiamo in esercizi veri e propri che vengono sperimentati a lezione e poi assegnati come pratiche quotidiane da svolgere individualmente tra un incontro e un altro. La realizzazione interiore insegnata da Gesù non ha nulla di astratto, è una vera e propria performance interiore che può essere ottenuta solo con l’esercizio costante, proprio come avviene nella pratica di uno sport o nello studio di uno strumento musicale.
Concludendo: in cosa consiste questo processo di trasformazione interiore che vogliamo realizzare per mezzo dei Vangeli e a chi dovrebbe interessare un simile lavoro su di sé?
Semplice: i Vangeli descrivono un processo di guarigione e il lavoro che permette di realizzarlo dovrebbe interessare chiunque, poiché tutti soffriamo della malattia che Gesù insegna a curare. Guarire da questa malattia dovrebbe essere la prima e la sola priorità nella vita di tutti noi.
Il messaggio di Gesù può essere interamente riassunto con Luca 17, 21:

«…ecco il Regno di Dio è già in mezzo a voi!»

Il Regno di Dio è l’espressione evangelica che designa uno stato di felicità piena, paradisiaca appunto; uno stato di serenità e di pienezza che non può più essere turbato da nulla. Prefigurando ( e per molti versi ancora superando) le scoperte della psicologia con un anticipo di duemila anni Gesù rivela che tutti noi siamo nati in questo stato, che questo altro non è se non la condizione di integrità psicologica in cui dimorano i bambini nella fase pre-egoica (l’Eden). La “caduta” o “peccato originale” di cui si parla nella Genesi descrive in questo senso il processo di formazione dell’ego o personalità individuale, processo che passa necessariamente per un’identificazione selettiva con alcuni aspetti (di solito quelli approvati dai genitori e dal contesto sociale) della nostra psicologia a discapito di altri. L’individuo guadagna una consapevolezza di sé come individuo, acquisisce un “io” sociale, ma al prezzo di una frattura interiore permanente. Gli aspetti di sé che vengono estromessi dalla personalità sono sospinti nell’inconscio, rifiutati, e tale scissione interiore diviene una ferita permanente che affligge l’individuo sul piano cognitivo, emotivo e fisico. Tale frattura interiore, una volta avvenuta e fintanto che non sarà resa consapevole, sarà proiettata incessantemente all’esterno. Ecco che nasce quello stato di coscienza distorto, malato, delirante in cui probabilmente tu che leggi ora ti trovi. Pensi che ora nella realtà che ti circonda ci sia qualcosa che non va o qualcosa che manca; ritieni che per ciò adesso tu non possa essere pienamente felice, soddisfatto, appagato. Non ancora, certo. Ma quando avrai cambiato lavoro, quando avrai trovato il partner giusto, quando guadagnerai di più, quando farai finalmente questo e quest’altro, allora sì che le cose andranno meglio. Giusto?
Tutta la vita diventa allora una corsa all’inseguimento di obiettivi futuri che dovrebbero porre finalmente le condizioni per la nostra piena e tanto agognata felicità. Ho azzeccato? Ma non hai notato ormai che queste condizioni o non si realizzano mai, o una volta realizzate non si dimostrano adeguate o bastevoli a darti finalmente pace?
Ecco che qui ci torna utile l’insegnamento evangelico. Il punto non è che ti manca qualcosa. Il punto non è che nel mondo c’è qualcosa che non va. Il punto è che sei malato, profondamente malato. Sei vittima di un’illusione delirante. La felicità non è il risultato del verificarsi di certe condizioni esterne; è solo l’espressione del tuo normale funzionamento psicofisico. Ma poiché ora il tuo corpo e la tua mente sono in uno stato di anormalità, poiché sei interiormente ferito, tu non stai bene, non sei felice. In misura minore o maggiore, stai soffrendo. Questa sofferenza, proiettata all’esterno, ti fa percepire la realtà in modo distorto. Ti sembra che qualcosa non vada, che qualcosa manchi. E ciò innesca un film mentale ossessivo che ti fa sognare e desiderare scenari futuri in cui, finalmente, quella sofferenza non ci sarà più. La “Redenzione” ovvero la cura proposta da Gesù è l’unica soluzione possibile: è necessario smettere di inseguire questo sogno delirante. Dobbiamo svegliarci e fare l’unica cosa sensata: guardarci dentro e lavorare pazientemente sul nostro corpo, sulle nostre emozioni e sui nostri schemi mentali fino a che non saremo guariti, finché la ferita originaria che abbiamo contratto non sarà reintegrata nella nostra coscienza, amata e sanata. Allora i nostri occhi si apriranno di nuovo e vedremo ciò che abbiamo dimenticato: che il paradiso è già qui, che la realtà per com’è adesso è perfetta e che la gioia più piena che noi potessimo sperare non è che la placida, serena, presa di coscienza della verità.
Solo allora saremo anche in grado di adoperarci con efficacia per realizzare ciò che desideriamo all’esterno, i nostri obiettivi; ma non lo faremo più per sopperire a una mancanza interiore. Saremo felici in ogni momento, e le nostre azioni saranno il frutto di questa felicità già posseduta e non da guadagnare. Tornare in uno stato di felicità permanente, tornare nel Regno di Dio è possibile. Lezione dopo lezione noi non facciamo altro che mostrare le indicazioni che i Vangeli forniscono per compiere questo ritorno a se stessi, questa guarigione.


Ci sono cinque indicazioni portanti su cui il lavoro si articola e sono:

1) Tieni presente che quando vedi qualcosa di sbagliato all’esterno ciò è il riflesso di questa tua “stortura” interiore che ti impedisce di vedere. Ovvero: «perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?» (Mt 7, 3).
2) Distaccati dagli asserti mentali che senza sosta giudicano e misurano la realtà facendoti poi subire le conseguenze di questo giudizio che ti impedisce di accogliere la realtà per com’è. Ovvero: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.» (Mt 7, 1-2)
3) Non amare solo gli aspetti di te che hai già integrato nella tua personalità (il prossimo). Accogli anche le tue emozioni negative, e in generale gli aspetti di te che sinora hai rifiutato e che puntualmente, a causa del meccanismo di proiezione, affiorano sotto forma di situazioni che sembrano turbare continuamente la tua serenità (i nemici e i persecutori). Ovvero: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» (Mt 5, 43).
4) Divieni consapevole degli schemi comportamentali, fisici e persino posturali che metti in atto involontariamente. Se puoi, fai addirittura l’opposto di ciò che faresti abitualmente per rendere consapevoli gli aspetti di te che i comportamenti abituali escludevano (il malvagio). Ovvero: « ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.» Mt 5, 39-40
5) Per fare tutto ciò e per poterti trasformare interiormente devi sviluppare la capacità di essere sempre vigile. Devi praticare uno stato di presenza attentiva a te stesso, ai tuo gesti, ai tuoi pensieri, alle tue emozioni, e devi divenire in grado di praticarla costantemente. Ovvero: «vegliate in ogni momento» (Lc 21, 36).

Tutte queste indicazioni non vanno assunte in modo generico e semplicemente “pensato”. Non basta conoscerle cioè a livello intellettuale. Esse devono essere messe in atto per mezzo di specifici esercizi pratici estremamente accurati che vengono spiegati e assegnati lezione dopo lezione. In questo tipo di corsi ci avvaliamo della pratica del Ricordo di Sé, di specifiche forme di meditazione e di preghiera, della recitazione, del ballo e di molto altro ancora.

 

Un’ultima cosa. Voglio precisare, come si sarà capito, che trattare del senso mistico dei Vangeli, ovvero occuparsi dell’itinerario interiore cui essi alludono, non dice nulla né contro né a favore della loro assunzione nell’ambito di una scelta personale di adesione a un credo religioso. La lettura dei vangeli praticata nei nostri corsi è, in questo senso, laica: essa rispetta cioè l’orientamento ideologico e religioso di ognuno. Il senso mistico delle Scritture, per quanto sembri paradossale, torna a riferirsi a eventi psicologici oggettivi; in questo senso parla di esperienze empiriche accessibili a chiunque. Potete frequentare con profitto questo tipo di corsi essendo atei, cattolici, buddisti o quello che vi pare. Lo ripeto: ciò di cui ci occuperemo ha a che vedere con esperienze oggettive ed è indifferente al vostro orientamento religioso o ideologico.

Vi lascio gettando per voi un primo seme di rinascita che possa sciogliere almeno uno dei molti traumi del vostro passato: Gesù ci ha fatto sapere di avere di meglio da fare che preoccuparsi di cosa fate quando siete soli nella vostra stanza. Alleluia! Le vostre pratiche autoerotiche sono salve!

Le lezioni e i seminari sui Vangeli si tengono con cadenza mensile o quindicinale in diverse città del Veneto e, da febbraio 2016, si terrà anche un corso mensile a Roma.
Per informazioni sui corsi o per prenotare la vostra partecipazione al prossimo incontro contattatemi via e-mail: alessandro.baccaglini@gmail.com

Sono presente anche su facebook (Alessandro Baccaglini).

3 commenti:

  1. Risposte
    1. Ciao, sono stato colpito da questo tuo approccio ai vangeli. Mi è piaciuto però non condivido due aspetti (coincidenti con i punti 3 e 4): uno è la non distinzione tra il male ed il malvagio che fai, perché il primo Gesù invita a combatterlo, come anche lui ha fatto, mentre il secondo, diciamo, a tollerarlo - almeno per non farvisi condizionare - come tu stesso giustamente inviti a fare. Il secondo aspetto è quello che sembra l'eliminazione, da parte tua, della dimensione sociale del Vangelo, dell'"altro" inteso come il prossimo bisognoso. Qui nei Vangeli c'è un invito ad avvicinarsi ai poveri e ad aiutarli. Infatti, l'amicizia con i poveri aiuta ad avere - e sentire - una dimensione più alta di noi, ad un miglioramento del proprio animo, insieme alla costruzione di maggiore equità (o giustizia) nella società. Non pensi?

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